mercoledì 9 gennaio 2008

UNO SGUARDO AL PASSATO: DALLA CONQUISTA ROMANA ALLA NASCITA DI ZUINO

Il territorio della Bassa Friulana venne colonizzato dai romani nel 181 a.C. Era una terra incolta e deserta ricca di paludi in quanto posta fra il fiume Natissa e lo Zumello, che all’epoca si ritiene fosse quello di maggior portata rispetto all’ Ausa e il Corno. Tuttavia esso fu meta di numerose invasione e conquiste in quanto territorio di confine e interessato dal passaggio della via Annia, costruita nel 131 a.C. dai romani, che collegava Aquileia a Venezia proseguendo fino a Padova e collegandosi poi, nei pressi di Bologna, con la via Emilia. Per rafforzare la difesa contro gli invasori furono costruite numerose mura e case raggruppate in Ville.

Del territorio di Zuino (attuale Torviscosa) si ha notizia solo a partire dal 1278 anno in cui si attesta l’esistenza di un castello. Passato numerose volte a proprietari differenti tra i quali si ricordano i signori di Duino, da cui si suppone ne derivi il nome, gli Strassoldo dal 1411 e quindi i Savorgnan, a cui resta fino al 1818.

IL TERRITORIO DI TORRE DI ZUINO

Fino al 1690 il territorio di Zuino rimase pressoché invariato,abitato da un numero esiguo di persone (circa 200) e caratterizzato da terreni aridi difficilmente coltivabili e da un clima malsano dovuto alla presenza di zone paludosi che creava una ambiente ideale per la formazioni di malattie come la malaria, spesso mortale, che determinava la decimazione della popolazione e costringeva gli abitanti ad emigrare nelle zone limitrofe. Grazie all’opera di bonifica e sistemazione fondiaria dei terreni svolta da marchese Antonio Savorgnan nacque il paese di Torre di Zuino, così chiamato in ricordo della torre superstite del vecchio castello, conglobata nel 1714 in una villa costruita in onore delle opere di risanamento. Sul terreno cosi bonificato sorsero 41 fabbricati colonici, un mulino, una segheria e altri servizi oltre a circa 8.000 campi coltivabili.

Nonostante gli interventi del 1690 i problemi di questo territorio non vennero risolti, continuando ad essere gran parte paludoso. Gli abitanti che vivevano di pesca, pastorizia ed agricoltura non migliorarono di molto le loro condizioni di vita.

La popolazione continuò a vivere in capanne interamente in paglia oppure con le pareti costruite con sassi ed argilla o con graticci intonacati di fango e calce ed il solo tetto di paglia fino all’intervento di De Min in epoca fascista.

Nel catasto Austro-Italiano del 1847 sono evidenziate le costruzioni in pietra che costituivano il centro abitato di Torre di Zuino.

DA TORRE DI ZUINO A TORVISCOSA

La nascita dell’attuale Torviscosa va vista come una risposta alla crisi economica verificatasi non solo in Italia ma anche nel resto del mondo dopo la caduta della Borsa di Wall Street del 1929. La politica Italiana del governo Mussolini mirava alla riduzione delle importazioni attraverso l’incentivazione della produzione di materie prime in suolo nazionale, fra le quali le fibre sintetiche. A questo proposito la SNIA riuscì a trovare un tipo di pianta autoctona caratterizzata da un elevato contenuto di cellulosa: la canna gentile (Arundo Donax). Il territorio di Torre di Zuino si prestava molto bene per la coltivazione di quest’ultima in quanto ricco d’acqua ed inoltre rispondeva alle esigenze politiche del governo; infatti esso mirava allo sfruttamento ed al recupero di zone non coltivate e gravate da disoccupazione operaia ma servite da facili comunicazioni interne.

L’area di Torre di Zuino era percorsa dalla linea ferroviaria Trieste-Venezia, da un’arteria stradale importante e collegata al mare da un fiume navigabile, presentava un terreno poco coltivato in quanto acquitrinoso ed insalubre, inoltre si era riscontrato tramite indagini istat un elevato aumento della popolazione con elevato tasso di disoccupazione a causa della situazione post-bellica.

La situazione nel periodo precedente all’intervento della SAICI era così indicata nei pubblici registri:

  • terreni arativi e risaie 740 ettari;
  • prati sortumosie pascoli 1150 ettari;
  • boschi cedui 1370 ettari;
  • incolti e paludi 1410 ettari.

PROGETTO DI F. MARINOTTI

Si ritrova in Torviscosa una doppia matrice: da un lato una città di fondazione del periodo fascista che racchiude l’idea politico-economica dello stato e dall’altro l’idea della villaggio operaio creato dall’azienda privata che ha come obbiettivo il miglioramento dello standard di vita del lavoratore sia nel lavoro che nel tempo libero. Questa dualità è dovuta al fatto che il comune di Torviscosa è nata dal volere di F. Marinotti, uomo politico del fascio e presidente della SNIA che è riuscito a far coincidere gli interessi pubblici e privati garantendo allo stesso tempo una forte autonomia dell’azienda.

Per costruire questa grande opera è stato scelto l’architetto De Min favorito da Marinotti.

Il progetto prevedeva:

  • la bonifica di 6.000 ettari di terreno di cui 5300 per la coltivazione delle canne;
  • la canalizzazione dei fiumi per l’irrigazione dei campi e il porto con darsena per il trasporto delle merci via acqua;
  • la divisione dei terreni da coltivare in 8 agenzie ciascuna con un nucleo di edifici posti a corte per la gestione del territorio ed una prima lavorazione del materiale;
  • il nucleo industriale principale;
la costruzione del villaggio operaio.

PIANO URBANO-VIABILITÀ-DESTINAZIONI D’USO

Elemento di partenza delle realizzazione della nuova città è il mantenimento della distribuzione viaria principale di Torre di Zuino, composta da tre assi viari che delineano al loro interno uno spazio trapezoidale, all’interno del quale è situata la vecchia chiesa, che l’architetto lascia come polmone verde nel cuore della cittadina (4) in visione del suo futuro ingrandimento. Attorno ad esso viene quindi a svilupparsi il progetto dell’architetto il quale aveva ipotizzato una crescita della cittadinanza fino a 5000 unità.

A ovest il progetto prevedeva due piazze: una (prima Piazza dell’Impero, oggi Piazza del Popolo) su cui si affacciano il palazzo comunale, il centro civico, le case per impiegati e le scuole; l’altra, affacciata sul retro del palazzo comunale, doveva accogliere il mercato. (6)

A nord lungo via Roma (3) rimangono le case coloniche che diventano negozi al piano terra ed appartamenti ad uso misto ai piani superiori; inoltre viene creato un nuovo asse viario (viale Giovinezza oggi viale Villa) (2) che racchiude lo spirito del progetto di De Min, esso infatti attraversa lo spazio dedicato allo svago per culminare nell’esedra del teatro e del ristoro (1) antistanti la fabbrica; ritorna quindi quella volontà di organizzare la vita cittadina sia nel lavoro che nel tempo libero.

Tutta la zona est della cittadina è occupata dai vari corpi di fabbrica con ipotesi di futuri ampliamenti (7).

La zona sud invece è riservata alla fascia povera della popolazione; infatti in essa troviamo sia le case per gli operai che le case popolari (5). Di questa zona si prevede nel progetto un ampliamento proporzionale alla futura crescita della fabbrica in direzione ovest lungo l’asse viario di viale Marconi e dietro la piazza del mercato.

Altra peculiarità di Torviscosa è l’assenza della Casa del Fascio, essa infatti, pur se in origine prevista dal progettista, non venne mai realizzata a riconferma di come fosse la fabbrica e non il regime a gestire la vita dei cittadini.

GLI ELEMENTI PREESISTENTI ALLA BASE DEL PROGETTO DI DE MIN

NUOVA DISTRIBUZIONE DEGLI SPAZI IN FUNZIONE ALLE DESTINAZIONI D’USO DEL PROGETTO DI DE MIN.

PROGETTO DI DE MIN: DESTINAZIONI D’USO

TIPOLOGIE COSTRUTTIVE CARATTERIZZANTI IL PROGETTO

Analizzando l’impianto urbano del progetto si notano la semplicità ed il rigore geometrico presenti sia per quanto riguarda la progettazione della viabilità stradale, sia per la distribuzione dei quartieri.

Negli schizzi di progetto della piazza compare l’intento del progettista di dare allo spazio architettonico una impronta metafisica che nella realizzazione finale però è andata perduta.

Da un altro punto di vista è altresì chiaro come le caratteristiche dell’architettura di De Min prendono riferimento dallo stile razionalista del suo tempo, sintetico sia nelle linee che nelle decorazioni anche per quanto concerne gli edifici di rappresentanza.

Per quanto riguarda i materiali, l’utilizzo del mattone faccia a vista è caratteristico dell’architettura di De Min a Torviscosa. Questo materiale ritorna in tutti gli edifici stabilendo una sorta di ordine gerarchico tra gli stessi: gli edifici della fabbrica e quelli di destinazione pubblica (scuole, teatro e ristoro, laboratori) sono infatti totalmente in mattoni faccia a vista, come pure gli elementi architettonici di decoro che delimitano viale Villa, mentre nell’architettura residenziale se ne fa un uso limitato, tramite colonne, lesene e nei muri che delimitano i quartieri residenziali.

Unico edificio che fa eccezione è il palazzo comunale, caratterizzato invece dall’utilizzo di un rivestimento in pietra sintetica.

DISTINZIONI DELLE TIPOLOGIE COSTRUTTIVE DEI NUOVI EDIFICI IN FUNZIONE ALLE DESTINAZIONI D’USO

PLASTICO DEL PIANO REGOLATORE DELL'ARCHITETTO DE MIN

Il progetto di Dem Min prevedeva una prima fase realizzativa da completare entro il 1938 ed un successivo ampliamento da completare in 2 fasi differenti.

La prima fase comprendeva:
  • la messa a cultura dela canna nei 1200 ettari di terreno bonificato
  • la costruzione dello stabilimento principale per la lavorazione della cellulosa
  • il primo nucleo urbano ( scuole, ed. assistenziali, piscine, sistemazione di viale Villa)
  • Ampliamento della rete stradale e il porto con darsena.

ITER REALIZZATIVO DEL PROGETTO

Dopo una seconda fase di lavori in cui sono stati costruite i primi quartieri residenziali per operai e le case popolari, il progetto di De Min viene abbandonato: non venne più realizzata la piazza del mercato, sostituita da un quartiere residenziale a villette singole; l’ampliamento della chiesa con due alte torri in laterizio,la casa del parroco e quella delle suore con piazzetta antistante, non vennero più realizzate poiché la guerra sconvolse l’assetto economico e l’aspetto del paese, fortemente colpito dai bombardamenti del 1945. Fatto salvo il completamento dei lotti già in parte edificati, il successivo sviluppo del paese avviene senza un piano regolatore preciso; lo stadio trova posto in una collocazione differente da quella prevista in origine, anche l’assetto viario viene sviluppato secondo uno schema meno rigido e l’ampliamento della fabbrica non viene più realizzato secondo i canoni architettonici previsti ma con tecniche costruttive moderne che predevano gli impianti di lavorazione a vista.

STATO DI FATTO AL 2004